Siamo ancora in attesa degli esiti dell’Eurogruppo (la riunione dei ministri delle finanze dei Paesi Europei), che dopo la fumata nera di martedì, questa sera sarà obbligato a trovare un accordo sulle misure da mettere in campo per contrastare la crisi, pena il tracollo dell’euro e dell’Unione Europea stessa.
Andiamo, però, con ordine, lunedì sera, il premier Conte, con un’altra delle sue inutili e vanagloriose conferenze stampa ad ora di cena, ha pomposamente annunciato di mettere sul piatto 400 miliardi di euro di garanzie, in aggiunta ai 350 già stanziati col Cura Italia. Non ci credeva nemmeno lui, probabilmente è consapevole di avere le settimane contate al governo, o almeno questo è quanto emerge dagli ambienti economico-finanziari, che solitamente sanno sempre in anticipo le informazioni chiave. D’altronde il mercato vive di informazioni e dati.
Ormai è chiaro ai più, che le dichiarazioni di Conte non sono veritiere e i 350 miliardi che dovrebbero arrivare dalla presunta leva dei 25 miliardi reali del Cura Italia non arriveranno mai. Vediamo il perché. Il meccanismo della leva, oltre ad aver già fallito miseramente col piano Junker, per produrre degli effetti economici positivi necessita di investimenti redditizi sull’economia reale, che portino a profitti, aumenti dell’occupazione ed incrementi delle entrate fiscali. Mi pare evidente che niente di tutto questo potrà accadere nel prossimo futuro poiché le aziende sono chiuse ed i cittadini bloccati in casa.
Passiamo adesso ai 400 miliardi di garanzie. Anche in questo caso non si tratta di soldi veri, ma di semplice garanzie su dei prestiti, che verranno emessi dal sistema bancario. Questo significa che se un imprenditore ha bisogno di soldi deve chiedere un prestito alla banca e poi restituirlo con tanto d’interessi, bassi per carità, si parla dello 0,2-0,3%, ma pur sempre interessi: una fregatura. Nessun pasto è gratis, è bene ricordarlo sempre.
L’impegno del governo per carità in questo caso c’è, perché fino a 25.000 euro garantisce il prestito al 100% e quindi chiunque, anche chi è in grosse difficoltà finanziarie potrà accedervi, con il rischio però, che nel caso in cui fallisca, il costo del fallimento venga fatto pagare alla collettività, cioè a noi cittadini.
Sopra i 25.000 euro, però, la storia cambia, perché la garanzia passa al 90%, che tradotto significa che per ottenere il finanziamento si dovrà passare attraverso la normale burocrazia bancaria, valutazioni del rating, analisi dei bilanci e così via. I tempi in questo modo si allungano, infatti, si parla di metà maggio per vedere i primi prestiti o forse anche dopo, altro che liquidità immediata.
Di fatto, il governo, ad oggi, ha messo sul piatto solo 25 miliardi veri, il resto sono parole e promesse, i famosi pagherò, unite ad ossequi e riverenze alle regole europee.
Arriviamo così all’Eurogruppo di stasera, dal quale una bozza di accordo dovrà uscire per forza, visto che siamo già fuori tempo massimo, ad ennesima riprova dell’inconsistenza e dell’incapacità sistemica di questa Unione Europea di essere efficace quando serve.
Cosa uscirà di preciso, al momento non lo sappiamo, per intanto vi dico la mia, che è un puro parere personale, diverso da quelle che sono le mie speranze. Stasera si arriverà ad una specie di compromesso su di una qualche forma del MES mediato magari da un fondo comune di solidarietà, che sancirà così l’epilogo del governo Conte e l’arrivo sulla scena di un governo tecnico del Presidente, con il supporto delle Banche, perché la BCE a marzo ha acquistato 66 miliardi di titoli italiani e come detto prima: nessun pasto è gratis!
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