Il titolo è forte, sicuramente provocatorio, ma questo breve post vuole far passare un messaggio ancora più forte, vuole oltrepassare gli schemi mentali con i quali siamo abituati a ragionare e confrontarci, e vuole spiegare che l'integrazione promossa dai mass media, altro non è che l'azzeramento di ogni differenza e l'unificazione di ogni individuo e ogni collettività, all'interno della sfera perfetta della globalizzazione economico-finanziaria, che tramite i mercati controlla la nostra società.
Ma come mia prassi parto dall'inizio, perchè ogni mia argomentazione è sempre sostenuta da dati e da definizioni, oggettivamente dimostrabili, poichè a criticare sono capaci tutti, ma il passo successivo cioè proporre una via o una visione alternativa è cosa per pochi, e può essere fatto solo tramite valide tesi.
Ecco, quindi, che di seguito espongo la definizione del termine integrazione, secondo il dizionario on-line del Corriere Della Sera, per arrivare poi nel paragrafo successivo a contestualizzare il ruolo che questa parola svolge nella nostra società.
La scelta del dizionario on-line del Corriere Della Sera come fonte, non è stata fatta a caso, bensì con l'intenzione di avvalermi della definizione proposta da un giornale che notoriamente rappresenta il pensiero definito comune e politicamente corretto a livello Italo-Europeo.
Integrazione:
- Completamento di qlco. attraverso l'aggiunta di ciò che è mancante, necessario o serve a migliorare: i. salariale;
- Unificazione, stretta collaborazione tra soggetti diversi: i. tra stati; assimilazione, inserimento di individui o gruppi in un ambiente sociale, in una comunità: i. degli immigrati|| i. razziale, mescolanza tra etnie diverse;
- Adeguamento ai modelli socioculturali predominanti spec. da parte di chi prima li abbia criticati, contestati.
Ed ora, lascio spazio ad una definizione più imparziale, secondo il dizionario on-line della Treccani, leggermente più oggettiva (mi avvalgo soltanto dei punti di interesse a questa riflessione).
Integrazione:
- s. f. [dal lat. integratio -onis, con influenza, nel sign. 3, dell’ingl. integration]. – 1. In senso generico, il fatto di integrare, di rendere intero, pieno, perfetto ciò che è incompleto o insufficiente a un determinato scopo, aggiungendo quanto è necessario o supplendo al difetto con mezzi opportuni;
- Inserzione, incorporazione, assimilazione di un individuo, di una categoria, di un gruppo etnico in un ambiente sociale, in un’organizzazione, in una comunità etnica, in una società costituita (anche contrapp. a segregazione): i. sociale, i. politica; favorire o contrastare l’i. dei lavoratori stranieri, degli immigrati nella (o alla, con la) popolazione locale; l’i. dei diversamente abili nelle strutture scolastiche e nel mondo del lavoro.
Come si evince chiaramente dalla definizione il termine integrazione, riferito al rapporto sociale, ha un'accezione inclusiva, infatti, indica l'assimilazione, l'incorporazione, appunto l'uniformazione della propria socialità all'interno di una comunità, che quindi viene ritenuta per sua natura "migliore" del valore dell'io personale.
In particolare, il punto tre della definizione del Corriere della Sera esemplifica alla perfezione questo concetto, che è anche ciò che i mezzi d'informazione, come scrivevo poco sopra, ci propinano quotidianamente, con velleità di verità assoluta. Esso descrive, appunto, l'integrazione come l'adeguamento ai modelli socioculturali predominanti, anche da parte di chi li criticava o contestava. Rappresentando così appieno, una volontà di uniformazione e di uguaglianza assoluta, ma non equa, al punto che si potrebbe parlare di globalizzazione sociale, oltre che economico-finanziaria.
Parlo appunto di uguaglianza, perchè la globalizzazione, ed il mercato, così come una buona fetta dei nostri politici, ci vorrebbero tutti uguali, tutte piccole pedine al servizio del capitale e del profitto, ma non parlo di equità, proprio perchè le peculiarità e le individualità sarebbero annientate e il guadagno riservato ai soliti pochi noti.
Parlo appunto di uguaglianza, perchè la globalizzazione, ed il mercato, così come una buona fetta dei nostri politici, ci vorrebbero tutti uguali, tutte piccole pedine al servizio del capitale e del profitto, ma non parlo di equità, proprio perchè le peculiarità e le individualità sarebbero annientate e il guadagno riservato ai soliti pochi noti.
Integrazione presuppone quindi, secondo i nostri mass media, e secondo le citate definizioni, o la mancanza di un qualcosa, o la rinuncia di parte della propria identità e del proprio pensiero per poter inserirsi all'interno della comunità sociale nella quale si vive, cioè quella occidentale, la predominante e giusta, per loro.
Qui, sta il punto saliente della critica, soltanto una parte di quest'ultimo paragrafo può rappresentare un plus per ogni società, ovvero la pacifica convivenza di individui, con storie ed origini differenti. Questo, a mio avviso, deve essere ciò a cui noi e la nostra politica dovremo aspirare.
Non si deve cercare di omologare ogni individuo all'interno di una cultura ritenuta predominante, bensì, si deve imporre ad ogni individuo di rispettare i principi base, e le regole della comunità nella quale ha scelto di vivere, lasciandolo libero di fare le sue scelte, e anche di andarsene da questa comunità se non ne condivide o rispetta i principi.
L'esempio concreto è questo:
Io, Attilio, sono italiano, veneto e veronese, e ovunque andrò nel Mondo sarò sempre italiano, veneto e veronese, nessuno potrà e dovrà togliermi le mie tradizioni e le mie usanze, ma al tempo stesso, io, nel momento in cui mi trasferissi in uno Stato di cultura anglosassone, per esempio, dovrei rispettare le sue regole e il sistema giuridico basato sulla commom law, che dentro di me potrei non condividere mai, ma che se decido di vivere lì, dovrei accettare comunque, in caso contrario sono libero di tornarmene a Verona.
Questo deve rappresentare il superamento del concetto odierno di integrazione, verso un concetto di convivenza pacifica, dove l'io e le tradizioni culturali vengono mantenute, nel rispetto della comunità nella quale si vive, senza per questo esserne assimilati e confusi.
Un mondo senza differenze non sarà mai un mondo equo, per questo sarò sempre a favore della pacifica convivenza e contrario alla deriva che il concetto di integrazione sta prendendo, asservendosi ai mercati finanziari e alla loro logica di democrazia, che democrazia non è, ma che annienta l'individuo e le tradizioni storico-culturali, in nome dei profitti, con l'implicito benestare di molti politici nostrani, alquanto incompetenti.
Qui, sta il punto saliente della critica, soltanto una parte di quest'ultimo paragrafo può rappresentare un plus per ogni società, ovvero la pacifica convivenza di individui, con storie ed origini differenti. Questo, a mio avviso, deve essere ciò a cui noi e la nostra politica dovremo aspirare.
Non si deve cercare di omologare ogni individuo all'interno di una cultura ritenuta predominante, bensì, si deve imporre ad ogni individuo di rispettare i principi base, e le regole della comunità nella quale ha scelto di vivere, lasciandolo libero di fare le sue scelte, e anche di andarsene da questa comunità se non ne condivide o rispetta i principi.
L'esempio concreto è questo:
Io, Attilio, sono italiano, veneto e veronese, e ovunque andrò nel Mondo sarò sempre italiano, veneto e veronese, nessuno potrà e dovrà togliermi le mie tradizioni e le mie usanze, ma al tempo stesso, io, nel momento in cui mi trasferissi in uno Stato di cultura anglosassone, per esempio, dovrei rispettare le sue regole e il sistema giuridico basato sulla commom law, che dentro di me potrei non condividere mai, ma che se decido di vivere lì, dovrei accettare comunque, in caso contrario sono libero di tornarmene a Verona.
Questo deve rappresentare il superamento del concetto odierno di integrazione, verso un concetto di convivenza pacifica, dove l'io e le tradizioni culturali vengono mantenute, nel rispetto della comunità nella quale si vive, senza per questo esserne assimilati e confusi.
Un mondo senza differenze non sarà mai un mondo equo, per questo sarò sempre a favore della pacifica convivenza e contrario alla deriva che il concetto di integrazione sta prendendo, asservendosi ai mercati finanziari e alla loro logica di democrazia, che democrazia non è, ma che annienta l'individuo e le tradizioni storico-culturali, in nome dei profitti, con l'implicito benestare di molti politici nostrani, alquanto incompetenti.
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