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La crisi del sistema universitario Italiano: la mia storia

Un tema che, da sempre, mi rende insofferente è la struttura del nostro sistema universitario.
Racconterò la mia esperienza personale, che a parer mio, è veramente esemplificativa per spiegare la deriva che sta prendendo l'istruzione in Italia. 
Personalmente, lo scorso anno, ho raggiunto l'importante traguardo della laurea magistrale e a tal proposito, prima che me stesso, devo ringraziare i miei genitori per lo sforzo economico che hanno sostenuto, il quale mi ha dato la possibilità di studiare e di laurearmi presso due importanti università italiane.
Oggi, infatti, quasi tutti noi ragazzi laureati, dobbiamo ringraziare i nostri genitori, i quali ci hanno permesso di studiare fino a 24-25 anni e talvolta, anche, fino ai 27 o 28 anni. Certo, qualcuno tra noi ha lavoricchiato saltuarialmente, ma più che guadagnare, riusciva a malapena a sopravvivere e a pagare le tasse universitarie, che è bene specificarlo, se si tratta di un'università statale è ancora fattibile, ma se si tratta di un'universita di rango superiore, diventa praticamente impossibile, senza l'aiuto di mamma e papà.
Per dare dimostrazione di ciò, metto in campo le cifre. Dunque l'Università statale di Verona costa all'incirca 1600 euro all'anno di tasse, ai quali vanno aggiunti sui 400 euro per i servizi connessi (trasporti, mense, ecc.) e altri 400 per i libri e gli strumenti necessari allo studio. Quindi sostanzialmente, in Italia, servono circa 2400 euro all'anno per frequentare un'università statale a tempo pieno, considerando ovviamente, di studiare nella propria città d'origine, perchè, per i fuori i sede si devono sommare anche i costi di affitto e delle varie utenze, e già in questo quadro l'aiuto dei genitroi diviene necessario.
Quasi ogni ragazzo con un lavoretto da 400-500 euro al mese, può, quindi, pagarsi le spese, e mantenersi almeno nella maggior parte delle proprie necessità quotidiane, soltanto finchè vive a casa con i genitori però. 
Tuttavia, occorre sottolineare che di questi tempi, non è affatto semplice trovare un'occupazione che si concili con le necessità dello studio e che, allo stesso tempo, sia dignitosamente retribuita. Per questo, nella maggior parte dei casi, se ci si vuole laureare in tempo serve il supporto economico dei genitori, in caso contrario lo studio viene messo in secondo piano e i tempi per la laurea aumentano. 
Va da sè che ci sono le eccezioni, ma quelle ci sono e ci saranno sempre, generalmente va così però.
Le università private, in Italia, come la Bocconi o la Cattolica costano solo di tasse quattro o cinque volte tanto una normale università statale. Inutile dire che, o pagano i genitori, oppure la laurea prestigiosa rimane solo un sogno nel cassetto del povero studente.
La spesa comunque ve lo dico subito, non vale il risultato e tra poco vi spiego anche il perchè.
I docenti, salvo pochi rari casi, in entrambe le università, giudicano di più la forma e la partecipazione della conoscenza e dei contenuti, perchè hanno dei target da raggiungere. Le università sono come delle aziende oggi, e nel perseguire il profitto e il ranking, ottenuti attraversi i voti, si dimenticano di svolgere, quello che sarebbe il loro primario scopo, cioè formare ed educare, prima dei buoni uomini e poi dei bravi professionisti.
E così scuole e università, in linea, con l'idea liberal-capitalista della nostra epoca, mettono il profitto prima di tutto, a discapito anche dell'educazione e della civiltà, oggi, ahinoi, queste sconosciute.
Tornando a me, vi spiego il perchè sono arrivato a questa conclusione dopo aver studiato prima presso l'ateneo statale di Verona, e poi presso la Bocconi di Milano.
I vantaggi principali che mi lascia in dote la laurea della Bocconi, sono un nome prestigioso ed un bagaglio di conoscenze, personali ed istituzionali che mi daranno la possibilità di avere tante porte aperte nel mio futuro e per questo non posso che essere grato al network, che la Bocconi ha saputo creare nel tempo.
Questo è l'unico valore aggiunto che ho rilevato nel mio biennio milanese, che, a mio avviso, però, non vale la differenza di costo.
Tuttavia, dopo tre anni all'università statale di Verona, mi aspettavo un salto di qualità anche negli insegnamenti e negli esami, ed invece purtroppo così non è stato.

La deriva che il sistema scolastico italiano sta prendendo purtroppo ha colpito anche la Bocconi, che al pari di ogni altra università, si sta trasformando in un mero votificio, con assurdi esami a crocette, nell'inseguimento del modello scolastico 'capitalista americano', che non esalta le qualità e le differenze personali, ma che ci vuole tutti uguali, a partire dalle votazioni, dove persino il mio voto non dipende più dalla mia abilità, ma dal risultato degli altri, al solo scopo di mantenere il ranking e i profitti economici elevati.

Il problema del sistema scolastico italiano è proprio qui, non essendovi un allineamento tra gli insegnamenti universitari e il mondo del lavoro, formiamo un sacco di laureati acculturati, e tecnicamente preparati, ma impreparati dal punto di vista pratico e caratteriale.
Impreparati dal lato pratico, proprio perchè nei banchi di scuola si fa solo ed esclusivamente teoria, senza applicare casi concreti che provengono dalla vita lavorativa, e impreparati sul profilo caratteriale, poichè oggi le pretese su ogni studente sono altissime, da parte di genitori, che appunto hanno, spesso, investito parecchi soldi, da parte della società, che associa la cultura alla laurea e la persona ad un voto, e da parte del sistema scolastico stesso, che non è pensato per esaltare le differenze e le qualità, ma per premiare la mediocrità di chi si affanna a ripetere, quel che il professore di turno vuol sentirsi dire, nella più grande repessione dei sentimenti e della personalità individuale.
In questo modo, aumenta l'insoddisfazione, l'ansia, e lo stress, problemi quasi sconosciuti dagli studenti di qualche decennio orsono; per questo vi auguro di essere voi stessi sempre a prescindere da tutto, perchè in fondo l'istruzione deve essere un valore aggiunto e non una mortificazione dell'io.
Sperando che nell'illusione di andare avanti non si torni indietro, mi auguro che nel prossimo futuro si tenti di allineare l'università al mondo del lavoro, cosa dalla quale, ora come ora, siamo molto lontani, e che finalmente, al termine degli studi si possa uscire pronti per lavorare, al fine di rappresentare un vero valore aggiunto per il mercato e non di dover investire altri mesi o anni a formarsi ancora e a volte anche esageratamente.
In questo ultimo paragrafo si vede, a mio avviso, il fallimento del sistema scolastico italiano, in ossequio al fallimento del sistema scolastico 'capitalista americano'.
Basterebbe un ritorno alle orgini, un futuro che guarda al passato, una rivisitazione del modello scolastico italiano del Novecento, che aveva saputo sfornare alcuni dei migliori talenti mondiali, in ogni campo, questo perchè puntava a valorizzare le qualità personali di ogni studente, e non di annichilire lo spirito d'iniziativa, se non si era portati per lo studio mnemonico dei concetti teorici.



Commenti

  1. Ciao Attilio, molto interessante, complimenti per quanto scritto e complimenti per i risultati che hai raggiunto. Voglio commentare due passaggi del tuo post:
    - Mi ha colpito quanto da te scritto in merito al fatto che l'università (ma anche la scuola in genere) deve formare innanzitutto uomini (e donne) prima ancora che professionisti;
    - L'altra cosa riguarda "il fallimento del sistema scolastico americano". Dal mio punto di vista non si può parlare di fallimento in quanto quel sistema è alla prova dei fatti un sistema "vincente" perchè si è imposto su altri sistemi. Insomma è un sistema che funzione per gli anglosassoni, ma noi non siamo tutti anglosassoni.. esistono le differenze per fortuna. Io credo invece che l'errore sia voler modellare la scuola italiana su quel sistema. Come hai scritto la scuola italiana fino a qualche decennio fa ha sfornato fior di talenti. Ciò e stato fintanto che non è stata snaturata. La scuola italiana ha sempre avuto un fondamento classicista (anche nelle scuole tecniche) e ciò è stato importante nel formare individui capaci di pensare autonomamente.
    A presto e complimenti ancora.

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    1. Ciao Stefano, grazie intanto per le belle parole, e sono contento che condividi buona parte del mio pensiero.
      L'Italia ha creato grandi talenti nel passato e anche adesso ne riusciamo a sfornare qualcuno di qualità. Sicuramente non dobbiamo cercare sempre di copiare dagli altri, perchè come giustamente dici, quel che funziona da loro, non è detto funzioni anche per noi.
      La mia critica riferita al fallimento del sistema scolastico americano si basa su due posizioni, la prima, è di natura sociale, e cioè, se non hai i soldi, o ti devi indebitare, oppure non studi, e questo nonostante sia capibile in termini economici, socialmente non farà altro che ampliare le disparità tra ceto povero e classe dirigente. La seconda, è mossa, invece, dalla mia visione dell'economia, dove ritengo, che il capitalismo finanziario, cioè il sistema odierno basato sulla liquidità e sul rimando infinito del pagamento dei debiti, sia stato sì molto vincente, per la cultura che l'ha inventanto, appunto quella anglossassone, che l'ha poi adottato anche nell'istruzione, imponendo che sia il risultato o il "profitto" a contare più di tutto, ma altrettanto inapplicabile in tutti gli altri Paesi. Appunto perchè in questo sistema conta solo esser i primi, e i primi sono loro.
      Ecco, in questi termini, parlo di fallimento, perchè secondo me è necessaria una riforma, prima del sistema economico in sè, come sostengo in tanti altri post del Blog, e poi, anche, una del sistema scolastico, guardando più al valore delle persone e all'effettiva risposta alle esigenze del lavoro.
      Mi ha fatto molto piacere risentirti e anche sentire un parere, di chi la cultura anglossassone la vive tutti i giorni, e spero vada tutto alla grande.
      Grazie e a presto.

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