Questo breve trattato si occuperà del complesso concetto di “valore”, un termine così multidisciplinare e sintatticamente appartenente a molti campi semantici diversi, da essere spesso adoperato in modo riduttivo, se pur corretto, a semplice mezzo di paragone tra la quantità di moneta posseduta e l’essenza personale.
Il valore, oggi, ha principalmente una doppia configurazione, rappresenta sia il prezzo o il costo di un determinato bene o di una determinata prestazione, sia il valore intrinseco della personalità e degli ideali di ognuno di noi. Unitamente a ciò, il concetto di valore assume significati molto diversi a seconda del campo semantico nel quale viene adoperato, nella matematica è associato ad una funzione, nella fisica ad una proprietà di grandezza riconducibile ad un numero, nella musica ad un segno grafico riconducibile ad una nota, e così via.
Illustrato velocemente questo susseguirsi di definizioni di valore, poniamo l’attenzione sui primi due concetti espressi da questo termine, che rappresentano anche l’utilizzo più generale e comune dello stesso.
Nella nostra società il concetto di valore è riferito nella maggior parte dei casi alla sua prima accezione, ovvero al prezzo, infatti, comunemente, il valore di ogni cosa viene ricondotto ad un equivalente di moneta, che sia essa cartacea o virtuale, oppure ad un quantitativo ben preciso di un materiale prezioso, solitamente l’oro, il tutto ad un unico e chiaro fine: la vendita ed il conseguente guadagno.
La vendita, non fa altro che tramutare la il valore fisico di un oggetto, in quello potenziale, espresso per mezzo della nostra carta-moneta, la quale, altro non rappresenta, che una ricchezza non fisica, ma potenziale appunto, poiché essa, ci permetterà in un futuro, più o meno lontano, di acquistare altri oggetti, e solo allora la moneta darà addito alla sua primaria funzione, ovvero quella di semplice mezzo di scambio.
Ora, lungi dal voler essere questo breve trattato, un’esortazione contro l’utilizzo della moneta, anzi, esso vuol rappresentare il modello concettuale di utilizzo della moneta più lungimirante e corretto, e porre le basi per capire il vero valore da attribuire ai beni materiali e alla moneta stessa.
Che cosa rappresenti, in un’accezione comune, il valore sembra ormai chiaro, non a caso, l’informazione necessaria per attribuire ad una persona un valore anche sul piano morale, negli usi della nostra società, è il suo valore monetario, ovvero la sua disponibilità di moneta sui conti correnti. Se ci si pensa bene, si parla del potenziale del virtuale. Mi spiego meglio, la moneta altro non è che una ricchezza potenziale e la sua disponibilità su di un conto corrente o su un deposito titoli è moneta e ricchezza virtuale, perchè fruibile in un tempo e spazio futuro ma comunque imprecisato.
Eppure una persona di valore viene definita oggi, come colui che si è affermato, essendo appunto il possessore di un gran quantitativo di moneta.
Così è. Questa è la realtà, niente di più, niente di meno.
Quindi tirando le somme, da buon economista scanzonato, quale mi piace definirmi, oggi, viene definito un uomo di valore, colui che ha virtualmente una ricchezza potenziale, che ad una superficiale analisi potrebbe significare come il titolare del nulla, tuttavia, esso potrà tramutare questa potenzialità virtuale, prima in moneta e poi successivamente in beni, che rappresenteranno allora una ricchezza fisica o materiale, ma di sicuro non saranno mai ricchezza interiore.
Ma allora, è lecito domandarsi, come si possa capire la ricchezza interiore di un uomo, se come appena visto la strada del valore monetario non è quella giusta.
Dunque, il valore intrinseco di un uomo potrebbe rappresentare la bontà d’animo o la capacità d’azione, ma queste sono variabili soggettive che ognuno di noi recepisce in maniera differente. Ora bisogna, quindi scindere, tra quella che è la materialità della vita moderna e quello che è il valore dell'io interiore, che porta ad un'esistenza etica, visto che l’essenza dell’esistenza dell’uomo moderno rispecchia sempre più in toto l’ascesi mondana, teorizzata da Max Weber ancora a fine Settecento. Ovvero, quel binomio inscindibile tra realizzazione terreste e realizzazione post mortem, nella quale, l’uomo intraprendente sarà ripagato col paradiso e l’uomo lavoratore modesto, rimarrà fermo al purgatorio, in attesa di giudizio. Insomma, se ci pensiamo sembra un po' lo specchio della vita di un lavoratore odierno, persona onesta e dedita al lavoro, ma sempre spesso senza la proprietà del proprio futuro e del proprio destino, poichè legati indissolubilmente all'altrui volontà.
Oltrepassando questo breve quanto necessario excursus storico, che ha avuto il compito di dimostrarci come da più di trecento anni, il mondo ruoti attorno ad un unico vero dio, il dio denaro, comprenderemo perché siamo noi stessi uomini acculturati, industriali e capitalisti del XXI secolo ad essere gli unici ed i soli responsabili delle nostre stesse crisi economiche, sociali e di valori.
Eccoci tornati, dunque, al fulcro di questo commento, il valore è quindi qualificato, alla stregua della moneta, e si badi bene, non della moneta come semplice strumento di cambio, e di intermediazione, ma della moneta intesa come ricchezza, come riserva di valore appunto.
Ed è qui che vi è la correlazione finale, ed inoppugnabile, tra valore ed economia; e tra valore e ricchezza, intesa come moneta.
Un valore che, oggi, altro non è, che quantum misurabile ed accumulabile, attraverso il quale esprimere la propria posizione sociale e il proprio io interiore.
Ed è qui, che si inserisce la corsa al guadagno e la sregolatezza dell'odierno capitalismo finanziario, tale per cui, la massimizzazione dei profitti ci fa dimenticare l'essenza stessa dell'economia, che dovrebbe rappresentare un valore aggiunto per la società, e non attraverso le crisi di liquidità e di valori la sua lenta ed inesorabile distruzione.
Distruzione che non erode soltanto la ricchezza fisica della maggior parte della popolazione mondiale, rendendola così, sempre più indigente, ma anche e soprattutto distruzione di ogni valore, rendendo vuota anche l'anima di molti esseri umani, facendo diventare persino i sentimenti e le emozioni semplici oggetti usa e getta.
E allora solo ripartendo da un'economia volta ad un capitalismo sociale, basato sulla compensazione e su di una moneta che riprenda la sua unica e vera funzione naturale, cioè quella di mezzo di scambio, si potrà costituire una società dove moneta e valore si scinderanno nuovamente, e forse solo in quel tempo avremmo nuovamente uomini di valore, ormai sempre più una rarità.
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