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Il colonialismo di ritorno: cause e conseguenze di un'immigrazione sregolata e anti-economica

Non molti anni fa i nostri vicini di casa d'Oltralpe, storicamente famosi per prendere le scelte sbagliate in campo politico hanno deciso di invadere la Libia per "liberarla" dal dittatore Gheddafi. Uso volutamente le virgolette, poichè non c'era alcun intento da parte di Francesi ed Americani, di liberazione, non c'era la volontà di creare una democrazia, la quale, precisiamo, sarebbe comunque arrivata alla fine naturale del regime del colonello Gheddafi, magari anche con meno perdite umane. C'era molto più semplicemente un preciso scopo economico, il controllo dei giacimenti petroliferi del Sahara libico.
Ma lungi dal voler parlare di ipotesi storiche e di vane supposizioni, mi voglio concentrare sul perchè la caduta di questo regime, abbia dato avvio alla colonizzazione di ritorno, che più comunemente viene chiamata migrazione.
La caduta del governo libico, nel 2011, ha fatto sì, che ogni presidio di controllo sulle frontiere nel deserto e sulle coste del Mediteranneo, venisse meno, e così delinquenti di ogni sorta poterono tornare indisturbati a trafficare esseri umani da una sponda all'altra del mar Mediterraneo. Certo, Gheddafi non aveva risolto questo antico problema in toto, ma la sua presenza, era stata un forte deterrente alla pratica del commercio di schiavi, piaga vecchia più di 500 anni.
L'Unione Europea e la Nato, oltre ad aver avuto la colpa di aver rovesciato il governo libico, scelta che si può condividere o meno, hanno avuto anche e soprattutto la responsabilità, di non aver agito con la stessa veemenza nella repressione del commercio illegale di schiavi sul territorio libico.
L'Unione Europea, doveva riscrivere gli accordi di Dublino, firmati a più riprese tra il 1990 e il 2013, e quindi precedenti alla grossa migrazione iniziata nel 2014.
Scrivo le date per fare un po' di chiarezza riguardo questo trattato, così spesso citato su social e televisioni, per far capire la sua obsolescenza, dovuta ad una situazione politico-economica molto diversa rispetto agli anni in cui venne firmato.
L'Unione e la Nato avrebbero dovuto organizzare una missione per pattugliare i confini libici e difendere il nuovo governo di Tripoli, invece, hanno scelto, sbagliando, e lo sottolineo, di finanziare missioni umanitarie, per il salvataggio in mare di questi migranti.
L'errore è di facile comprensione, e sta tutto nel non aver voluto risolvere il problema alla fonte, ma nel cercare di arginare la migrazione in mare, e la ragione, statene certi, è anche qui, prettamente economica.
Nel nome del capitalismo finanziario, infatti, serve della manodopera a basso costo per svolgere i lavori più umili, in giro per tutta l'Europa, ed è inutile che ce lo neghiamo, la maggior parte di noi, non andrebbe mai a far lo sguattero o a pulire i bagni pubblici.
La manodopera arrivava per mare dalla Libia all'Italia, o per terra, a seguito della crisi Siriana, di cui discuterò in un altro post, dalla Turchia, passando per la Serbia, all'Ungheria.
Mentre l'Ungheria, in barba a regole e direttive europee ha risolto il problema, pattugliando e chiudendo i propri confini, in Italia, non potendo presidiare tutto il Mediterraneo, si è agito per mantenere alti i profitti, e per permettere alle cooperative e a qualche scaltro privato di incassare i 35 euro al giorno per il mantenimento del singolo migrante, con la scusa del salvataggio di vite umane.
L'anti-economicità del colonialismo di ritorno sta tutta in questi ultimi due paragrafi.
L'Italia esporta lavoratori qualificati, con titoli e competenze, ed importa manodopera, non qualificata e a basso costo, che per un certo tempo viene mantenuta con pochi spicci, mentre la cooperativa (o il privato, che sia) incassa il lauto sussidio di 35 euro, potendo così ingrossare i propri guadagni.
Il nostro Stato ha quindi un deficit funzionale tra entrate e uscite, e finchè non risolveremo tale situazione, continuerà a rappresentare un lento ed inesorabile declino, sociale ed economico.
La soluzione in realtà c'è, e come sempre è molto semplice: la prima mossa sarebbe quella di introdurre un salario minimo orario, così come avviene in molti altri Paesi Europei, in modo da disincentivare l'assunzione del migrante non qualificato a 3 euro l'ora, disposto a tutto pur di soppravvivere, e che la maggior parte di noi, cresciuta in un discreto benessere, giustamente rifiuta.
Sarebbe molto più facile e normale svolgere un lavoro umile, se venisse onestamente e adeguatamente pagato.
In secondo luogo bisogna fermare l'ondata migratoria, per impedire il profitto di cooperative o privati, che intascano i 35 euro giornalieri per migrante, e anche qui, basta e avanza, destinare i fondi Europei e Nato per i salvataggi in mare, al controllo e alla gestione dei confini libici, nel deserto e sulle coste. Certo non sarebbe facile ed immediato, ma solo colpendo i trafficanti e gli imprenditori che "legalmente" guadagnano sulle spalle dei disperati, si può fermare questo business.
Infine, visto che i richiedenti asilo sono circa un 5 % - 8%, del totale possono tranquillamente prendere un aereo, che costa meno, ed è più sicuro.
Con buona pace, di magliette rosse, #apriteiporti, e chi più ne ha più ne metta, basterebbe usare la testa.





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