Introduzione alla storia finanziaria mondiale. Che cos'è la crisi? Dove sono le radici della crisi che stiamo vivendo?
Questo è sicuramente il tema più attuale del quale parlare, e dal quale dare avvio ai post sul mio Blog.
Dunque, la parola crisi, è un termine di derivazione greca, e nella sua concezione più comune inidica uno stato o un momento di cambiamento, sia esso di una malattia, dell'economia, della politica o della vita sociale, che può portare successivamente ad una guarigione, oppure ad un lento e continuo peggioramento, fino ad arrivare alla morte.
Dopo aver dato una breve quanto necessaria collocazione storica al termine crisi, è bene evidenziare che questo articolo vuole concentrarsi sulle cause che hanno portato all'attuale crisi dell'economia mondiale, e soprattutto il perchè tale crisi, non sarà mai effettivamente combattuta e superata.
Certo, ad oggi, essere scettici e negativi è molto facile, e riesce praticamente a chiunque, infatti, criticare e denigrare è all'ordine del giorno in qualsiasi ambito della nostra vita, dalla politica all'editoria, dalla stampa alla televisone, passando ovviamente per lo strumento più potente dei nostri tempi: i social network. Tuttavia, qui, l'intento del post è quello di far riflettere e di spingere ognuno di noi, ad analizzare da ogni lato la problematica economica della crisi, per capirla nel dettaglio, e chissà, in un futuro, magari di poterla arginare con le dovute contromisure, che sono possibili ed assolutamente attuabili, ma queste saranno oggetto di un successivo post.
Stabiliamo come punto d'inizio, il finire della seconda guerra mondiale, quando la Germania era ormai sconfitta e gli Alleati dovevano decidere come trasformare nuovamente l'economia da bellica a civile, e di come far ripartire i commerci internazionali, e ovviamente, cosa non meno importante di come pagare i debiti e i danni che la guerra aveva causato.
Venne quindi organizzata una conferenza a Bretton Woods, negli Stati Uniti, dove si riunirono ben 730 delegati, provenienti da 44 nazioni diverse, ovvero da tutti quegli stati che sono comunemente chiamati come gli Alleati.
Qui furono proposte due differenti soluzioni ai problemi sopra descritti, l'una era stata messa in campo dell'Inghilterra e consisteva nella creazione di un "capitalismo sociale" regolato da una camera di compensazione, l'altra invece, venne proposta dagli Stati Uniti e prevedeva la nascita del "capitalismo finanziario" e del Fondo Monetario Internazionale, ovviamente venne scelta questa opzione, perchè è bene ricordarlo gli unici veri vincitori della seconda guerra mondiale furono gli Stati Uniti, essendo L'Inghilterra, così come la Francia, indebitata con gli stessi USA, già dall'inizio del conflitto.
Serve, tuttavia, fare una dovuta puntualizzazione, l'altro grande vincitore della guerra, fu l'Unione Sovietica, che però con la pianificazione comunista e i piani quinquennali, segnò l'autodistruzione della sua stessa economia nel giro di nemmeno quarant'anni, ma anche questo verrà approfondito in un altro post.
Le due proposte non erano poi così differenti nella teoria, a dir la verità, ma nella realtà, la proposta degli economisti americani dovette piegarsi alle logiche dei vincitori, i politici americani, che tradotta in parole povere altro non significa che: il vincitore ci deve guadagnare, poco importa se tutti gli altri ci perdono.
Spiego brevemente le due proposte di Bretton Woods, così da fare un attimo di chiarezza, e mettere tutti quanti nella condizione di sapere dove stanno alcune, ma non tutte, delle radici della crisi che stiamo vivendo dal 2008.
La proposta inglese, che io ho chiamato "capitalismo sociale", consisteva nel creare una moneta virtuale per gli scambi e i commerci internazionali, che J. M. Keynes, aveva chiamato Bancor, e alla quale erano legate tutte le altre valute nazionali per mezzo dei tassi di cambio fissi. Gli scambi internazionali sarebbero avvenuti all'interno di una camera di compensazione, dove si comprava e si vendeva soltanto attraverso il Bancor. Questa camera di compensazione limitava gli eccessi di surplus e gli eccessi di decifit, obbligando i Paesi che eccedevano nell'una o nell'altra componente, a ridurre il surplus, con delle importazioni e a ridurre il deficit con le esportazioni, oppure pagando la quota eccedente in oro. Ovviamente il tutto doveva tendere al pareggio della bilancia commerciale degli scambi, assecondando così una delle principali regole dell'economia libera, ovvero che il mercato tende sempre all'equilibrio, e ponendo in tal modo tutti i Paesi nella condizione di poter competere e commerciare competitivamente. Da qui la scelta di chiamare questa forma di capitalismo col termine "sociale" poiché, tutti, a mio modo di vedere, erano posti sullo stesso piano.
Sia chiaro, gli inglesi e J. M. Keynes non erano sciocchi, tenevano in considerazione i rapporti di forza che si erano creati nel corso della guerra, ed infatti volevano dare un ruolo principale agli USA, che erano creditore netto, nei confronti sia degli altri Paesi alleati sia dei Paesi sconfitti, facendoli ovviamente partire nella bilancia commerciale internazionale con una valuta più forte e con un tasso di cambio favorevole.
La proposta americana d'altra parte, ha dato vita al "capitalismo finanziario", che ormai, tutti ben conosciamo e che regola le sorti della nostra economia, da ben prima del 1944.
Il piano americano consisteva nel creare un Fondo Monetario Internazionale, organismo che esiste ancora tutt'oggi, e di dotarlo di una quota di valuta di tutti gli Stati membri che sarebbe poi stata necessaria per pagare e regolare gli scambi e i commerci internazionali.
Venne anche istituita una moneta internazionale, e guarda caso fu scelto il dollaro, il quale doveva servire sia da mezzo universale di scambio sia, soprattutto, da riserva di valore. Infatti, nel momento in cui, a causa dei debiti accumulati, uno Stato avesse finito la propria scorta di moneta avrebbe potuto acquistarne di nuova dal Fondo, basandosi sul cambio con il dollaro, che diveniva quindi vera e propria ricchezza.
Se ci pensiamo, ancora oggi, la ricchezza di una persona viene calcolata in base alla quantità di moneta posseduta, facendo diventare la moneta un bene, e di conseguenza la finanza un mercato.
Il dollaro, inoltre, diveniva così allo stesso tempo la moneta nazionale degli USA e la moneta internazionale per gli scambi commerciali.
Gli Stati Uniti beneficiarono di questa scelta poiché il fondo monetario internazionale, tenne conto della loro posizione di creditore netto, e fu dotato di una scorta maggiore di dollaro, rispetto alle altre monete, dando un ulteriore vantaggio competitivo agli USA.
Così, gli USA, oltre ad essere creditore netto nei confronti del mondo, divennero, attraverso, la loro Banca Centrale, La Federal Reserve, prestatori di ultima istanza, poiché nel momento di bisogno avrebbero potuto vendere il dollaro ai Paesi in deficit commerciale.
A questo punto abbiamo, dopo un breve, ma chiaro quadro introduttivo, capito come l'economia era pronta per affrontare la fine della guerra.
E ovviamente era il modo sbagliato.
I vari Stati europei non avevano soldi per pagare i debiti di guerra, e la quota monetaria posta nel Fondo Monetario fu brevemente esaurita e così tutti dovettero comprare dollari per poter commerciare, e così facendo si indebitarono, segnando in tal modo l'inaugurazione della crescita esponenziale dei debiti pubblici.
L'economia però stagnava, i commerci non ripartivano, gli accordi bilateri post bellici in Europa non davano i frutti sperati, e allora gli USA, che dovevano esportare per continuare nella crescita, e per rientrare dei loro crediti, idearono il piano Marshall, cioè un prestito gratuito o meglio una donazione, agli Stati europei per permettere la ripresa dei commerci.
Sostanzialmente fu una prima iniezione di liquidità sotto forma di dollari, nei mercati internazionali, e se ci pensiamo altro non è che un'anticipazione dei moderni titoli di Stato.
Tuttavia, i commerci non ripresero, questo perché, i fondi del piano Marshall altro non fecero che creare ancora più debito, aumentando la liquidità (cioè i soldi) in circolazione.
In questo punto viene a galla una delle più grandi incapacità, dei nostri politici e dei nostri mezzi di informazione che attribuiscono al piano Marshall tutto il merito della nascita boom economico degli anni 50 e 60. Cosa più sbagliata non poteva esser detta e raccontata.
Il piano Marshall altro non era che un anticipo della soluzione sbagliata, che imperterriti governi e banche centrali continuano a rispolverare anche ai giorni nostri.
Così, iniziamo a fare un po' di informazione.
Questa è storia, quella vera, quella che purtroppo pochi sanno.
Ma torniamo alla nostra narrazione.
Il piano Marshall non creò altro che un aumento della moneta in circolazione, di fatto, venne aumentata la liquidità. Questa maggiore liquidità creò subito una rapida inflazione a livello europeo, e per evitare che si venisse a creare una situazione speculare all'iperinflazione della Repubblica di Weimar, appena precedente alla seconda guerra mondiale, e, che è bene ricordalo, fu il veicolo di incubazione del nazismo di Hitler, i governi europei corsero ai ripari e diedero vita all'Unione Europea dei Pagamenti.
L'Unione Europea dei Pagamenti fu il primo esperimento di cooperazione finanziaria nel mondo occidentale, o per meglio dirla, fu la realizzazione pratica di alcune delle teorie di quello che ho definito "capitalismo sociale". Vennero messe in pratica molte delle idee teorizzate a Bretton Woods da Keynes e i risultati furono strabilianti.
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